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LINE 6 Variax Series 300 – Acoustic Nylon-classica elettrificata digitale
Caratteristiche
CORPO mogano
TOP abete
ROSETTA intarsiata
MANICO mogano avvitato al corpo
TASTIERA palissandro – 19 tasti
RADIUS TASTIERA 530 mm
MECCANICHE aperte da classica
LARGHEZZA AL CAPO 52 mm
DISTANZA 1a-6a AL CAPOTASTO 4, 3 cm
LARGHEZZA AL 12° TASTO 5, 8 cm
SCALA 66 cm
PONTE palissandro
MODELLI DIGITALI 2 (classica Torres 1867, flamenca Maldonado 2004) miscelabili fra di loro
CONTROLLI simulazione di microfono con slider; compressore, riverbero, volume, mix fra i due modelli; accordatore interno
PRESET 10 modificabili e memorizzabili
NOTE alimentatore e cavo stereo in dotazione
10 suoni utente basati su modelli di chitarra nylon string flamenco e classica
corpo in mogano
top in abete
manico in mogano con tastiera in palissandro a 19 tasti
hardware cromato
meccaniche classiche
ponte in palissandro
include DI box XPS Mini con uscita jack ¼"
alimentata tramite XPS Mini, batterie (non incluse) o connessione a Vetta II/PODxt Live[…]
IL PRODOTTO E’ NUOVO E GODE DI GARANZIA ITALIANA DI 24 MESI.
Di che si tratta? Il discorso è piuttosto semplice e (crediamo) oramai noto ai più: la tecnologia odierna permette di campionare con un’enorme quantità di dati i suoni più diversi, e di fare in modo che vengano ‘suonati’ da altri strumenti. La Line 6 Variax 300 Nylon ci offre di base due modelli di suono, quello di una chitarra classica e di una chitarra flamenca, miscelabili fra loro; il segnale prodotto dal tocco delle nostre dita è catturato da un trasduttore e poi processato da un software che applica le varie modifiche, una specie di make-up sonoro. Ci sono anche degli otpional come riverbero, compressione e simulazione di microfono, ma andiamo per ordine.
Caratteristiche
La Variax 300 Nylon appare simile ad una solid-body, con cassa fina a spalla mancante, buca praticamente chiusa lateralmente. La leggerezza complessiva del corpo fa intuire la presenza di camere tonali interne. Manico a 18 tasti avvitato al corpo e tastiera piuttosto larga, paletta e meccaniche di impostazione classica, così come il ponte dotato di trasduttore, le corde si fissano ad esso tramite il caratteristico nodo.
Ha una discreta voce anche da spenta (ottima per studiare la sera, ad esempio) ed è regolata bene, molto comoda da suonare. Intorno alla buca ha una rosetta in stile classico e segna-posizione a pallino sulla parte superiore del manico, due reggi-cinghia per suonare anche in piedi e jack sulla curva inferiore della cassa.
Sulla spalla superiore troviamo i vari controlli di cui parleremo fra poco e sul retro il vano per le batterie: ne ospita sei da 1 volt e mezzo (10-12 ore di funzionamento garantite dalla casa) o una da 9 volt, in questo caso però la sua durata sarà intorno alle due ore, non di più. Non spaventatevi, la Variax ha anche un alimentatore per suonare senza pile: meno male. Questo (in dotazione così come il cavo stereo), però, non si attacca direttamente alla chitarra, ma per mezzo di una scatolina nera: la Variax esce con un jack stereo che entra nell’interfaccia, chiamata XPS Mini, da questa esce poi un normale jack mono che andrà al mixer o ad un eventuale ampli; l’alimentatore si attacca a questo interfaccia.
La Variax funziona a batteria solo con un jack mono, quindi se usiamo l’XPS Mini le pile all’interno non verranno consumate, attenzione però a staccare sempre il jack dallo strumento se l’adattatore non è collegato, o le pile si scaricheranno.
I controlli
Pochi, semplici e utili. Un volume ed un potenziometro per passare dal timbro flamenco a quello classico in maniera graduale, tre slider che controllano Riverbero, Compressore e quantità di simulazione di Microfono, piccolo display che indica su quale preset ci troviamo (possiamo memorizzare fino a dieci suoni) o la nota in caso di utilizzo dell’accordatore interno. Semplice. Passiamo alla parte divertente.
La prova del suono
Iniziamo il test attaccando l’XPS Mini e collegando ad esso la Variax tramite apposito cavo stereo (molto lungo, ottimo…), usciamo con un normale jack mono ed entriamo poi in un impianto voci, passeremo in seguito alla prova di registrazione. Accordiamo la Variax (ottimo l’accordatore interno che mette in mute la chitarra), scegliamo il timbro classico, modellato nientemeno che su una Torres del 1867, azzeriamo riverbero e compressore e ascoltiamo la simulazione “diretta” per così dire, non quella con simulazione di microfono: siamo subito sorpresi dalla pienezza del suono e dalla morbidezza e rotondità del timbro. La cosa più difficile in questi casi è sempre astrarsi dallo strumento che abbiamo fra le mani e cercare di immaginare quello vero, il suono che proviene da un altoparlante offre sensazioni troppo diverse da una chitarra appoggiata sullo stomaco con la cassa che vibra! Ma nonostante tutto ci piace quello che ascoltiamo e soprattutto è divertente da suonare! Quasi del tutto assente il fastidioso “quack” regalato dai pickup piezo di mezzo mondo, la simulazione digitale è calda e pastosa, in alcuni momenti è impressionante la somiglianza con i suoni classici che siamo abituati ad ascoltare suonando chitarre “vere”… Cantini estremamente tondi e definiti, bassi profondi e buon bilanciamento generale delle varie corde e… siamo solo all’inizio!
L’unica cosa che ci crea qualche problema è il segnale leggermente basso in uscita, ma scopriamo subito che appena aggiungiamo il compressore e la simulazione microfonica il livello generale si alza, e di parecchio.
La simulazione microfonica, appunto: dona al timbro della Variax una profondità ancora maggiore, aggiunge volume, frequenze basse e spazialità al suono, soprattutto se teniamo il cursore nella posizione centrale, metà timbro naturale (per modo di dire) e metà microfonico. Continuiamo il nostro cammino nella sperimentazione dei suoni passando da un brano classico molto morbido ad uno suonato col thumb-pick (il plettro al pollice della mano destra) nello stile caro al grande Chet Atkins. la Variax risponde alla grande a tutte le sollecitazioni, anche la tastiera, larga e comoda, ricorda quella di una classica e si lascia suonare senza problemi.
Passiamo al compressore ed al riverbero, molto misurati entrambi. Se è vero che il compressore offre un notevole incremento nella quantità di segnale che propone, può risultare molto utile anche per farci ‘uscir fuori’ in un contesto di gruppo, se suoniamo da soli potrebbe non essere necessario utilizzarlo, dipende molto dal gusto di ognuno; diciamo però che il cursore ci permette anche di aggiungerne una quantità limitata e le differenze si sentono subito. Fra l’altro ha una sola regolazione, a differenza di quelli veri, a volte difficili da utilizzare per l’utente medio.
Il riverbero è discreto, anche in posizione di massima apertura non esagera mai ed è davvero bello oltre che utile, togliendo sia a noi che al nostro eventuale fonico l’onere di aggiustare di continuo il nostro suono, possiamo fare tutto da soli anche dal vivo, con il solo spostamento del cursore.
Il timbro Flamenco, ora, modellato su una chitarra Maldonado del 2004: bello anche questo, ha le caratteristiche giuste come brillantezza e attacco, differente da quello classico anche se le diversità non sono così lampanti come se avessimo fra le mani le due chitarre reali, ma scopriremo in registrazione che sono più evidenti di come appaiono se suoniamo sull’impianto. Anche in condizioni di lavoro “critiche” (con riverbero e compressore al massimo) la Variax rende splendidamente, ognuno potrà divertirsi a trovare il proprio suono lavorando sulle quantità e fra i timbri più interessanti c’è quello ottenuto con la miscelazione fra i due modelli, Classica e Flamenca, molto interessante. Ottima la resa anche suonando con il plettro in maniera decisa, ritmiche e assolo hanno una timbrica splendida.
La registrazione
Abbiamo imparato qualche tempo fa che con questo tipo di apparecchiature molte sfumature sono più evidenti in fase di registrazione (o meglio, di riascolto): questo perché non siamo influenzati dall’approccio con la sei corde ma solo dal risultato finale e allora potremmo davvero aver registrato la parte con uno strumento molto diverso. E la Variax non ci smentisce: un risultato migliore di quello offerto da questa chitarra registrata lo potremmo avere solo con strumenti di alto livello microfonati ad hoc in uno studio professionale, quindi spendendo tanti più soldi di quelli che costa la Variax. Soprattutto il modello della Torres è impressionante in riascolto, ricco di sfumature e con una splendida risposta al tocco: potremmo ingannare più di un ascoltatore se non dicessimo nulla, e tutto senza intervenire sul suono!
Davvero sorprendente: in questi anni di simulazioni (dal Pod in poi…) questa è una delle cose migliori che abbiamo ascoltato.
Preset e memoria
C’è la possibilità di memorizzare 10 suoni da noi creati: basta andare sul preset che vogliamo modificare, aggiustare ogni effetto o modello come preferiamo e premere il pulsante Prog, tenerlo premuto per un po’ finchè il numero non scompare per riapparire subito dopo, a quel punto il suono è memorizzato. Più semplice di così non era possibile!
Conclusioni
Che dire? Non vorremmo sperticarci troppo in giudizi positivi che potrebbero sembrare viziati da chissà cosa, ma provando la Variax 300 Nylon le sensazioni sono davvero ottime. Suoni splendidi e affascinanti da utilizzare… siamo andati avanti a lungo senza renderci conto del tempo che passava e questo è per noi un segnale inequivocabile!
Dotata di poche ma essenziali funzioni si lascia usare anche da chi è del tutto a digiuno di nozioni teoriche sull’argomento. Non troviamo davvero lati negativi; anche la costruzione (non siamo di fronte ad uno strumento di alta liuteria) è buona e arriviamo con facilità sulla parte più alta della tastiera.
Tutto funziona come deve e, sia dal vivo che in studio, non avremo bisogno di altro se non di ricordarci di portare alimentatore e cavo, pena l’utilizzo delle fastidiose batterie!
Peccato non ci sia una custodia in dotazione ma questo è forse l’unico lato non positivo, e non influisce in alcun modo sull’ottimo giudizio che diamo allo strumento.
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